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giovedì 14 agosto 2014

"Malerba" di Carmelo Sardo e Giuseppe Grassonelli


Titolo Originale : "Malerba"
Autore : Carmelo Sardo - Giuseppe Grassonelli
Editore: Mondadori
Collana : Strade Blu
Anno : 2014
Pagine : 380

Trama:
"Malerba", erba cattiva: lo chiamavano così a Porto Empedocle, dove è nato nel 1965. La sua storia comincia quando, ragazzino, viene spedito in Germania a lavorare. La Sicilia sembra lontanissima, ma il destino lo richiama. Di passaggio al paese, resta ferito nella strage con cui Cosa Nostra comincia lo sterminio dei suoi parenti per regolare vecchi conti. E presto scopre che a un suo amico è stato affidato il compito di uccidere anche lui. È il momento di passare al contrattacco, rinunciando a tutto, anche all'amore, per sopravvivere. E la totale sfiducia nello Stato lo spinge a fare da solo. Questa è la storia di Giuseppe Grassonelli, arrestato a 26 anni e da allora rinchiuso in carcere senza speranza di uscirne. È condannato per omicidi commessi tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90. Nelle sentenze i giudici scrivono che "l'imputato ha ucciso persone che avevano sterminato la sua famiglia", riconoscendogli di aver agito per vendetta. Grassonelli non ha mai negato la propria colpevolezza né accettato di collaborare con la giustizia, per questo la condanna all'ergastolo ostativo non gli consente di beneficiare di alcun permesso. In carcere è entrato semi-analfabeta, oggi è laureato in lettere e filosofia all'università Federico II di Napoli, con 110 e lode. Quando ha deciso di raccontare la sua storia, si è affidato al giornalista siciliano che, fin da quand'era un giovane cronista, aveva seguito la sua vicenda.

Parere Personale :

Sicuramente vi starete chiedendo come mai io che solitamente leggo romanzi d'amore abbia letto un libro  di questo genere.
Semplicemente per curiosità, ma la mia è una curiosità diversa, nata perlopiù dal semplice fatto che Grassonelli è un mio concittadino, siamo entrambi di Porto Empedocle , e soprattutto all'epoca dell'omicidio dei suoi parenti io avevo 7 anni, e in tutto quel trambusto in città ricordo la paura della gente di fare anche solo una passeggiata a piedi.
Si aveva paura anche a sedersi al bar perché non sapevi chi avevi accanto , ovvio che si è sempre sussurrato a bassa voce per non farsi sentire dagli altri, i nomi di chi o meglio i cognomi delle famiglie considerate mafiose.
Io sono vissuta 23 anni in quella piccola città di mare, ci torno di tanto in tanto perché i miei vivono là ,e per fortuna le cose sembrano essere diverse. Lo Stato fa sentire la sua presenza in maniera forte ma discreta, tanto che ormai mi illudo (e spero di non sbagliarmi ) che le cose siano diverse ovvero che il senso di giustizia e di appartenenza allo Stato Italiano , uno Stato di lealtà, giustizia e onestà abbia messo radici profonde in tutti i suoi abitanti.
Ma veniamo a noi e a questo libro. Per me leggerlo e immaginare i luoghi di cui parla Grassonelli mentre racconta le sua storia è come un tuffo nel passato. Anche se alcuni nomi o meglio "cognomi" sono stati cambiati , arrivo benissimo a capire chi si celi dietro quei cognomi fittizi.
"Malerba" ovvero "Erba cattiva" è il soprannome che fin da piccolo viene affibbiato a Giuseppe Grassonelli.
Dal suo racconto che parte fin da quando è ancora un ragazzino sembra quasi che questo ragazzo non abbia avuto altra scelta che prendere la strada sbagliata, attraverso piccoli furti, e dopo con il gioco d'azzardo.
Non starò qui a raccontarvi la sua storia, perché è compito suo attraverso il libro, ma una cosa che mi ha colpita e fatta riflettere , tanto che una sera ho svegliato pure mio marito per chiedere cosa ne pensasse lui (ovviamente visto che era mezzanotte mi ha mandato a quel paese...con molto tatto, diciamo ::: ")
Grassonelli appena ventenne si trova a prendere una decisione importante . Sono stati assassinati i suoi cari, suo nonno in primis a cui era legatissimo, uno zio e altri e perfino lui è stato ferito ad una gamba.
Adesso si trova ad un bivio . Vendicarsi e uccidere lui stesso oppure farsi uccidere ?
Quando gli è stato domandato se avesse mai pensato di affidarsi alla legge e allo Stato sembra che non ci abbia quasi neppure pensato, come se pensasse che lo Stato fosse un nemico da cui scappare.
E ovviamente sappiamo la scelta fatta da lui, ovvero quella di vendicarsi.
Una della cose che mi ha lasciata perplessa e su cui ho riflettuto a lungo è una dichiarazione che Grassonelli fa a proposito della sua famiglia .
"La mia famiglia non era mafiosa" , ok su questa frase non ci ho dormito molto, perché mi sembrava una grossa assurdità, certo se loro non erano mafiosi non erano nemmeno onesti come degli angioletti !
Poi il giorno dopo ho riletto le sue parole e ho compreso meglio il suo pensiero. Forse sarebbe meglio definirli semplici delinquenti ? Ma per la miseria hanno ucciso persone !
E mi son subito detta :"Anche uno che si fa prendere da un raptus e uccide e non viene etichettato come mafioso, tuttalpiù come terrorista " quindi qual'è la giusta visione delle cose ?
Ognuno si faccia la sua opinione a riguardo.
Devo dire che in alcuni punti il suo racconto mi è sembrato un pò troppo "romanzato" , donne, scopate,e giochi d'azzardo , ma siccome il resto del libro è molto ben raccontato ci son passata sopra.
Volete sapere cosa ne viene fuori alla fine da questo libro ?
La storia di un uomo che ha compreso la sua vita, i suoi sbagli e i suoi dolori e i suoi errori. Non si è mai pentito nel senso che non ha mai ribattuto alle accuse fattegli, perchè sa che ha sbagliato , sa che uccidere e togliere la vita ad un altro uomo è un errore e che non c'è vendetta che tenga. Quando ami qualcuno e lo perdi nessuna vendetta anche la più atroce può ridarti quello che hai perso, e ti prende un pezzo di anima.
Grassonelli non uscirà mai più dal carcere perché è stato condannato all'ergastolo ostativo, ovvero nemmeno dopo anni potrà godere di piccoli permessi premio come invece accade agli ergastolano normali, e mi chiedo... c'è una differenza fra lui che ha ucciso per vendetta e mille altri che hanno ucciso per altro ?
Ai giudici l'ardua sentenza , spero solo che in carcere altre persone prendano Grassonelli ad esempio ,studino e arrivino a capire i loro sbagli e a comprendere che uccidere un'altra persona è come uccidere parte di se stessi.
Un plauso a Carmelo Sardo che è riuscito a raccogliere questa testimonianza e a renderla tangibile attraverso il suo lavoro agli occhi di tutti noi lettori .

Voto :